Il rifugio di Hory e Jack
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Un viaggio,una decisione,un addio

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Messaggio  Horione Dom Mag 12, 2013 12:49 pm

Jacksinclaire ha scritto:2 maggio 1461,Valence(France):
Ormai da mesi quel malessere lo tormentava,quel senso di inadeguatezza e la pressochè
nulla voglia di fare lo perseguitavano.
Si era limitato negli ultimi mesi a seguire nell'ombra gli spostamenti di sua moglie
Horione e della loro nave Black Out ma più passavano i giorni e più questa apatia
aumentava in lui.
Non riusciva a capacitarsene,non sapeva da dove arrivasse quel male oscuro che lo
colpiva,non trovava una spiegazione circa i motivi che lo portavano ad isolarsi in
quel modo,fino a ridursi ad non uscire che di notte dalla sua cabina durante la navigazione
fissava il mare ma non aveva pensieri,non aveva emozioni era diventato il fantasma di
se stesso.
Giunti con la black out a Valence,un porto lungo il fiume rodano in territorio francese
sbarcarono e presero una stanza presso la locanda del paese.
Horione come ogni sera si recò alla taverna per fare il punto del viaggio con i
compagni di navigazione,come sempre sola,senza di lui che ormai da troppo tempo la
trascurava e che da troppo tempo aveva perso la voglia di passare le proprie serate in
compagnia degli amici.
Per la prima volta,dopo tanti mesi,si ritrovò senza accorgersene,disteso sul letto
in lacrime a pensare a ciò che era diventata la sua vita,ma soprattutto,ed era ciò
che più lo faceva penare,a cosa era diventata la vita di sua moglie a causa delle sue
continue assenze.
Era forse giunto il momento di decidere seriamente il proprio destino?
I pensieri che non aveva avuto modo di fare negli ultimi mesi,si affollarono improvvisi
nella sua mente,era questa volta lucido,quel senso di apatia si era affievolito lasciando
spazio al momento delle decisioni.
L'unica cosa che posso fare,pensò,è un ultimo atto d'amore verso chi aveva condiviso
tutti quegli anni con lui; non era giusto,non era corretto che sua moglie dovesse pagare
le conseguenze del suo malessere,tutte quelle assenze,tutte quelle mancanze,erano
diventate pesanti come macigni sul suo cuore perchè sapeva quanto Horione ne soffrisse.
Era deciso,non poteva più rinviare e non poteva permettere a se stesso di continuare
a farla soffrire senza essere in grado di darle un lume di speranza che le cose cambiassero.
Prese la pergamena e una piuma,la intinse nell'inchiostro e iniziò a scrivere una lettera
per sua moglie.
Finì di scrivere,la chiuse sigillandola con la cera di una candela e la appoggiò
sul letto.
-"quando tornerai non mi troverai più qui"
rammentò un passaggio di quella lettera; Prese cappa e mantello,uscì dalla porta posteriore
della locanda per non farsi notare e si incamminò nell'ombra della sera.

Jacksinclaire ha scritto:3 maggio 1461 Dié(France):

Passò tutta la notte camminando in sentieri che non conosceva
appena uscito dall'abitato di Valence scorse il bagliore della luna appena
sorta e decise di prendere quella direzione,non sapeva se c'erano villaggi
verso Est ma infondo non gli interessava,non aveva una mèta nè l'intenzione
di fermarsi e vedere gente...le sue gambe continuavano a camminare ma il suo sguardo era privo di orizzonti.
ai primi albori del nuovo giorno giunse ai margini di una foresta e dove finiva la vegetazione iniziava un sentiero che pareva essere tenuto in ordine;
Si intravedevano alcune abitazioni,doveva essere giunto alle porte di un villaggio di cui ignorava l'esistenza...percorse qualche altro centinaio di metri e si trovò di fronte ad un cartello in legno che riportava un nome: Dié.
Attraversò il villaggio osservando distrattamente il mercato,non gli occorrevano vettovaglie,si era portato l'occorrente per un viaggio di diversi giorni più delle scorte da donare al primo monastero che gli avrebbe dato ospitalità.
Non aveva che quell'obiettivo,pensò che un lungo periodo in meditazione
non poteva che essere l'unica soluzione per lui.
In quel villaggio sperduto non vi erano monasteri,si informò su che sentiero percorrere tra i due presenti, gli dissero di seguire quello che andava a nord,verso l'abitato di Chambery e così fece,richiuse su di se il mantello e proseguì il suo cammino senza voltarsi.

Horione ha scritto:2 maggio
Avevano raggiunto il porto di Valence e, come sempre la sera si riuniva ai suoi compagni di viaggio,
così Horione anche quella sera, chiudendo la porta della stanza scese nella taverna, in cuor suo sperava che gli amici
non le chiedessero di Jack, tutte le volte che succedeva un groppo le saliva in gola...fingeva di non dar ascolto portando
il discorso su altri argomenti e , così anche quella sera successe....
Presi gli accordi per il proseguio del viaggio fece ritorno nella stanza, silenziosa, si preparò per la notte sedendosi sul
letto, vide la pergamena sul cuscino la prese in cuor suo sentiva che qualcosa stava per succedere, le parole di Jack qualche
giorno prima, la sua decisione di fermarsi a Valence al lago a pescare solo.
In quel viaggio aveva avuto modo di pensare a lungo ed era giunto anche per lei il momento di spezzare quel filo che ancora li univa.
Non aveva nessun senso continuare, quante volte con le lacrime che le rigavano il viso, si era ripromessa di prendere una decisione,
ma il perderlo le straziava il cuore, sperava ....sperava che il malessere, quel senso di distacco, di apatia sarebbe cambiato.
Si rendeva conto che quell'amore incondizionato che nutriva per suo marito gli stava spezzando il cuore.
Ruppe il sigillo della pergamena e alla flebile luce della candela lesse le parole scritte dal marito, lacrime le scesero copiose, strinse
la lettera tra la mano prese il mantello e uscì dalla stanza.
Il silenzio della notte la avvolgeva, a grandi passi si diresse verso il porto, nella mente ricordi di momenti felici passati insieme che mai avrebbe
cancellato, salì sulla loro galea, si appoggio al parapetto rimase a lungo ad osservare il movimento del mare, allentò la presa della mano che ancora
stringeva la lettera e la lasciò cadere in mare, il rumore delle onde coprì il suo sussurro...

Non sarò in grado di amare nessuno come ho amato te....Addio Jack

Guardò per un momento la pergamena sparire tra le onde e avvolta nel mantello fece ritorno alla locanda.

Horione ha scritto:3 maggio
Si svegliò alle prime luci dell'alba, come sempre al suo risveglio sfiorava il braccio di Jack, ma quella mattina non lo trovò....strinse a se il cuscino affandandovi il viso, non aveva più lacrime da versare ma solo una sensazione di vuoto.
Il suo pensiero andò in quell'istante a loro figlio, doveva metterlo al corrente.
Si alzò, lo sguardo spaziava attraverso i vetri della finestra, cercava dentro di se le parole giuste da scrivere su quel foglio

Valence (Francia) , 3 maggio 1461

Mio adorato Tintoretto

siamo in viaggio, come sai te ne avevo parlato dell'ennesima nostra partenza.
Qualcosa è successo una nuova svolta nelle nostre vite, mi duole non potertene parlare guardandoti ed abbracciandoci, ci provo in queste poche righe.
Negli ultimi tempi, te ne sarai accorto, la vita tra me è tuo padre ha subito una svolta, speravo con tutta me stessa che il suo malessere il suo stato di isolamento potesse cambiare, ma così non è stato.
E' partito per non so dove, so solo che raggiungerà un monastero nel quale spero ritrovi la serenità.
Mi sento in colpa per non essere stata capace di separarmi da lui molto tempo fa, forse per me e per lui sarebbe stato meno doloroso, ma quando il cuore prende il sopravvento sulla ragione, si commettono errori.

Al ritorno da questo viaggio ti raggiungerò,

La tua amata madre
Horione



Horione da molto tempo mancava dal palazzo, sapeva che non gliene avrebbero fatto una colpa, ma negli ultimi mesi una certa situazione aveva "spento" ogni suo entusiasmo.
Ora piano piano avrebbe cercato di riparare a questa mancanza ed era certa che il sentimento che la legava alla famiglia le avrebbe dato la forza necessaria.

prese dal cassetto un altra pergamena e continuò a scrivere

Valence (Francia) 3 maggio 1461

Amata famiglia


La bellissima favola iniziata molti anni fa con Jack è arrivata alla fine, nell'ultimo anno abbiamo vissuto una vita incolore, da parte sua è
subentrata una forma di apatia di isolamento che lo ha portato alla decisione (più volte rimandata dietro la mia forse sbagliata insistenza, speravo
con tutta me stessa che fosse solo un periodo, che col tempo tutto sarebbe tornato come un tempo, ma non è successo) di raggiungere un monastero e
meditare sul suo futuro.

Le sue ultime parole prima di intraprendere questo viaggio sono state..."l'ultimo mio atto d'amore è concederti un futuro. sei sempre stata meglio di me,e ancora una volta l'hai dimostrato."

Da parte mia avevo anch'io deciso una volta tornata da questo ennesimo viaggio di porre fine a questa situazione diventata per tutti e due insostenibile....

Ora mi trovo in Francia con la cugina di Jack e alcuni amici, al ritorno da questo viaggio la decisione di raggiungere Tintoretto e poi non so cosa mi riserverà il futuro non voglio pensarci
ma vivere giorno per giorno.

Un abbraccio a voi tutti

Hory



Sigillò le due pergamene, uscì dalla locanda e si incamminò per i vicoli ancora deserti diValence diretta al porto.
Consegnò la pergamena al messaggero, sperando che le missive giungessero al più presto

Jacksinclaire ha scritto:4/5/6 maggio,lungo il sentiero:
la breve sosta nel villaggio di Dié era durata giusto il tempo di rinfrescarsi.
Gli abitanti erano stati gentili e disponibili,gli avevano detto che il percorso
fino a Chambery non era privo di rischi ma che se avesse costeggiato il sentiero non avrebbe dovuto fare brutti incontri.
Si incamminò verso nord,man mano che si allontanava dal villaggio il sentiero si faceva più brullo,il paesaggio veniva presto riconquistato dalla boscaglia e dagli arbusti;
Camminò tutto il giorno fino a raggiungere,a sera,una piccola radura lungo
la quale scorreva un torrente,non vi erano segni di presenza umana e decise di fermarsi li per la notte.
Preparò un fuoco di bivacco,lo accese e poi andò a prelevare dell'acqua dal torrente,la mise dentro un tegame e la fece bollire per purificarla.
Sullo stesso fuoco appoggiò un pesce e attese in silenzio che arrivasse a cottura.
Continuava a pensare alla decisione presa,si chiedeva cosa stesse facendo
Horione in quel momento; chissà se l'avrebbe mai perdonato per averla
abbandonata così,ma non era il pensiero più pesante quello,se lei non l'avesse perdonato avrebbe capito,ciò che più lo tormentava era il dolore
che lei poteva provare in quei momenti.
Lo sfrigolare del grasso del pesce che colava sulla fiamma lo distolse dai suoi pensieri; una folata di vento lo fece rabbrivdire lievemente,richiuse il mantello per coprirsi meglio e mangiò velocemente il suo pasto.
Era tempo di dormire,l'indomani bisognava rimettersi in cammino.

secondo giorno lungo il sentiero
Si svegliò di buonora,le prime luci dell'alba accarezzavano solamente le
cime degli alberi circostanti,la notte era stata molto umida,era piovuto
e si ritrovò zuppo...ravvivò il fuoco e rimise il pentolino con l'acqua a scaldare,aveva bisogno di qualcosa di caldo,poi si sarebbe mosso.
Raccolse alcune erbe ed aghi di pino da mettere in infusione nell'acqua,attese che giungesse a bollore e versò il contenuto in una tazza
filtrando tutto con un lembo di mantello.
Raccolse ogni cosa,si assicurò di spegnere per bene il fuoco e si rimise in cammino che il sole già splendeva alto,un leggero vento tiepido sferzava la foresta e l'aiutava gentile ad asciugarsi i vestiti.
Lungo il percorso s'imbattè in diversi viandanti,molti non avevano che
pochi stracci addosso e si chiedeva per quale motivo così tanta gente si muoveva così lontano dai villaggi e senza provviste.
Anche quel giorno camminò a lungo,fino a sera inoltrata,il buio già stava calando quando vide un fuoco acceso e alcune persone attorno ad esso; si avvicinò cercando di capire chi fossero e cosa facessero li,ma soprattutto se erano ostili.

terzo giorno sul sentiero,in vista di Chambery
Passò la notte nei pressi di quel bivacco; le persone che erano li non si erano dimostrate ostili e con sua sorpresa,si accorse che non erano nemmeno del posto,era tutta gente italica.
Gli spiegarono che la zona era molto battuta dalla gente perchè in quei posti si stava combattendo e molti villani si spostavano e abbandonavano i
loro campi e i loro villaggi.
Jack ascoltava distrattamente i racconti dei suoi occasionali compagni di bivacco,la sua mente si confermava priva di ogni stimolo ma non poteva fare a meno di pensare a quanto fosse sfortunata quella gente.
Si congedò dai compagni e riprese il cammino,ogni passo che faceva lo avvicinava sempre più ad un'altra tappa del suo viaggio senza meta;
Ad un tratto un vociare,un viavai di cavalli e persone gli annunciarono che era in prossimità di un'altra città,alzò lo sguardo e intravide il cartello: bienvenue à Chambery
qualche altro passo,fino alla locanda della città,chiese una stanza al locandiere e non appena ebbe le chiavi vi si chiuse dentro,era esausto e dopo una leggera ripulita si distese sul letto e cadde in un sonno immediato e profondo

Jacksinclaire ha scritto:7 maggio 1461,Annecy:

l'indomani al risveglio scese in strada dopo aver restituito le chiavi della camera e aver pagato il locandiere.
Si sentiva ritemprato dalla lunga notte di sonno,erano 3 giorni che dormiva
all'aperto,con l'umidità che gli era penetrata fin nelle ossa,gli pareva che quella scarna e scomoda stanza,fosse stato il posto più accogliende del mondo in quel momento.
La giornata era splendente,le nubi e la pioggia della sera prima erano sparite lasciando il posto ai raggi di sole che inondavano la piazza centrale della città.
Decise di andare a mangiare un boccone in modo tale da riuscire a contattare qualcuno che potesse dargli indicazioni sulla strada da seguire e su eventuali pericoli.
Entrò nella taverna,ordinò un pasto frugale e si sedette vicino a quello che
sembrava un tipo socievole e soprattutto non era un viandante,doveva per forza essere un abitante della città.
Mentre mangiava gli disse che intendeva proseguire il suo viaggio il giorno stesso e sempre verso nord;
Jack era già stato in passato a Chambery con Horione,si ricordava bene che proseguendo sull'unico sentiero disponibile si poteva fare ritorno in Italia oppure proseguire a nord verso la confederazione elvetica.
Il villano lo guardò negli occhi ed esclamò,con uno strano accento e strascicando le parole êtes-vous sûr,monsieur? vous avez vraiment envie d'aller jusq'à Annecy? c'est dangereux monsieur,vous etes tout seul,il y la guerre la bas! vous ne le savez pas?
il y a la guerre...pensò,sempre a fare battaglie questi uomini,sempre
a provare a tutti non quanto sono forti ma quanto sono stupidi.
Diede qualche ducato al messere ringraziandolo per le informazioni
Merci mon ami,il faut que je vais,mon voyage n'est pas fini
il villano lo guardò in modo grave,ma capì la determinazione di quello straniero,gli strinse la mano e fece un inchino prima di congedarsi da lui:
bonne chance,monsieur.
Jack riprese il cammino,ancora una volta il tempo si dimostrò ostile e mentre usciva dalla città,un temporale lo colse.
Camminò tutta la notte,non voleva fermarsi Annecy era a pochi chilometri e il temporale che lo accompagnava lo scortò fino all'entrata della città.
Nemmeno qui....pensò; si guardò attorno,non vide monasteri,non vide locande aperte,sembrava una città fantasma,l'ultima volta che passò da queste parti non era così.

Horione ha scritto:I giorni si susseguivano lentamente, da tempo si sentiva sola ma ora quel vuoto che le pesava sul cuore non era paragonabile alla sensazione che fino ad allora aveva provato.
Mille pensieri si accavallavano nella mente, pensava a lui a dove fosse e, cosa che più che le premeva era che non avesse incontrato
briganti o altro, le appariva poi davanti agli occhi l'immagine di suo figlio che non vedeva da tempo e, poi....poi alcuni frammenti del loro primo viaggio, in queste stesse terre francesi che ora avevano visto la fine della loro unione.

Jacksinclaire ha scritto:8 maggio 1461,Ginevra(CH):
Partì da Annecy quasi immediatamente,il tempo trascorso in quella città
gli mostrò in tutta la sua desolazione cosa poteva fare la guerra e si ritrovò
a ripensare ai motivi percui l'aveva sempre evitata e percui non era mai voluto entrare in un esercito.
Il cammino tra le due città era breve e ben curato,segno che erano giorni di
grandi passaggi; Incontrò molti gruppi lungo la strada,man mano che si avvicinava alla città e alla frontiera,sempre più gruppi parlavano una lingua a lui molto conosciuta.
Si trovò a un posto di blocco,la città di Ginevra era stata affrancata e il potere era in mano a gente italica.
Lo fermarono e dopo una breve perquisizione lo lasciarono varcare le porte della città.
Ammirò il panorama,le case erano addossate l'un l'altra e tutte affacciate sul grande lago,lo sfondo era dominato dai rilievi dell'altopiano del jura che svettava sulla distesa d'acqua sottostante.
Verso ovest si svolgeva la vita degli abitanti,con le botteghe,le locande e i campi sul retro mentre verso est la natura aveva ancora il predominio.
Su una piccola altura,intravide una grossa struttura,doveva essere il monastero di cui a Chambery gli avevano parlato.
forse il mio viaggio è giunto a termine...pensò.
Si diresse verso il centro vitale della città,non incontrava che italiani
e nelle locande c'era allegria; non era ciò che cercava,si allontano velocemente e si diresse verso il monastero.

Tintoretto ha scritto:Alessandro in quei giorni si trovava a Sessa Aurunca, stava preparando i bagagli dovendosi mettere in viaggio, quando un messo gli consegnò una busta.
Alessandro non immaginava chi potesse scrivergli, incuriosito si affrettò ad aprire la busta, quando vide che si trattava di una lettera dalla madre sorrise e si mise comodo a leggere. Leggendo le parole scritte dalla madre colse tutta la sua sofferenza, rimase sconvolto, a stento riusciva a trattenere il pianto. Mille pensieri gli passavano per la mente, le immagini più belle dei suoi genitori insieme, i ricordi dell'infanzia e della sua famiglia.
Mise da parte la lettera, portò le mani al viso e scoppiò a piangere dando sfogo a tutto il suo dolore.

Successivamente provò a calmarsi e iniziò a scrivere una lettera di risposta alla madre.




Sessa Aurunca, 8 Maggio 1461

Madre mia,

Leggo con enorme dispiacere le tue parole, sapevo che negli ultimi tempi il rapporto tra te e papà non era più quello di prima, mi hai parlato spesso della sua assenza, della sua tendenza ad isolarsi e del suo turbamento interiore, ma non potevo certo immaginare potesse arrivare a tanto. Sto male nel vedere i miei genitori così lontani l'uno dall'altro, voi che vi siete tanto amati, mi addolora soprattutto vederti soffrire, quasi non riesco ad accettarlo, sei sempre stata una donna forte, buona, non meriti tanta sofferenza e vorrei tanto essere lì con te in questo momento. Non riesco a capirlo mamma, cosa gli passa per la testa, e non capisco perchè lui non me ne abbia parlato, non lo ha fatto prima ne tantomeno adesso che ha deciso di andarsene, avrei tanto voluto provare ad aiutarlo, a stargli vicino, ma non mi ha mai detto nulla.
Mamma ti prego di farti forza, e non sentirti in colpa per avere amato e non aver seguito la ragione.

Ti aspetto a braccia aperte mamma, verrei io stesso subito se potessi, ti abbraccio forte e ti sono vicino col cuore.

Tuo figlio
Tintoretto

Horione ha scritto:Dopo alcuni giorni trascorsi a Lyon, Horione con i suoi compagni di viaggio decisero di far ritorno
a Valence dove avevano lasciato le due galee ancorate nel porto, da li si sarebbero diretti ad Arles per una breve sosta.

Avevano viaggiato tutta la notte per il sentiero che dalla capitale collegava la piccola cittadina portuale.

Giunta a Valence raggiunse la banchina, si sedette sul muretto che delimitava il porto, i suoi pensieri erano rivolti, come
spesso le capitava negli ultimi mesi, alla sua vita a quel che era stata l'unione col marito, bei ricordi vividi le passarono davanti agli
occhi, in quell'istante decise di riporre il passato e di ricominciare, non sarebbe stato facile, ma sicura delle sue forze ci sarebbe
riuscita.

Una voce la distolse dai suoi pensieri..Madame, hanno consegnato questa pergamena per lei. Guardò l'uomo, non lo riconobbe, poi portandosi la
mano sulla fronte, come segno che aveva messo a fuoco chi fosse..La ringrazio Messer e, le anticipo già da ora che nella giornata di domani lasceremo il porto. Prese la missiva che le porgeva, la srotolò e riconobbe la calligrafia di suo figlio. Dopo averla letta non sapeva bene come attenuare la sua amarezza per l'accaduto.

Entrò in una taverna e chiese della carta e penna, inizio a scrivere

Valence, 10 maggio 1461

Figlio caro

Dopo aver visitato altre città, sono rientrata a Valence e ho trovato la tua....
Comprendo la tua rabbia, la tua amarezza, io stessa forse avrei dovuto capire più a fondo il suo stato di malessere.
Ma tuo padre è una persona buona, so che in cuor suo, non avrebbe voluto arrivare a questo, ma a volte altre ragioni o motivazioni ti spingono
a prendere queste decisioni. L'amore che ci univa è stato qualcosa di così travolgente che ci ha in qualche modo prosciugato, ma non per questo
qualcosa che ci lega rimarrà per sempre.
Sono certa che quando avrà trovato la serenità in se stesso, riuscirà a dirti quelle parole che fino ad ora non ti ha detto, ti vuole bene su questo
non devi porti alcun dubbio.

Sei sempre nei miei pensieri, un grande abbraccio

Tua madre
Horione


La richiuse portandola al messaggero

Jacksinclaire ha scritto:1o maggio 1461,Ginevra(CH):
Era in attesa,aveva dovuto far ritorno in città,il monastero risultava totalmente occupato dai porfughi di quell'assurda situazione di guerra.
non poteva far altro che accettare questa situazione ben sapendo che era provvisoria e poi in fondo,iniziava ad essere stanco di viaggiare da solo,la
città era accogliente e il suo clima mitigato dalla presenza del grande lago
lo invitava a fermarsi...avrebbe atteso tempi migliori,quando il monastero
si sarebbe pian piano svuotato concedendogli ospitalità.
Non andava mai in taverna,non era in grado di reggere un'intera serata
tra vocìo e schiamazzi,percui passava le sue serate chiuso in camera alla locanda,unica compagnia la luce traballante di una candela ed un barbagianni che aveva il nido su di un albero vicino alla finestra.
La stanza era molto meno scarna di quelle che l'avevano accolto durante il viaggio,vi era un separè per potersi spogliare e lavare in stanza e in un angolo uno scrittoio con tanto di penna e pergamente pronte all'uso.
In un attimo si rese conto che non era alla sola Horione che doveva delle spiegazioni,non erano solo loro due,c'era anche Tin...anche e soprattutto a lui doveva parlare.
Non esitò più e presa pergamena e penna iniziò a scrivere di getto.


Ginevra 10 maggio 1461.

Figlio mio,
Non so come iniziare a scriverti ciò che sento e che provo in questi momenti ma non solo,da molto tempo ormai.
Immagino che tua madre Horione ti abbia già comunicato quanto è accaduto nei giorni scorsi e quindi non sto qui a ripetertelo; ciò che però
mi preme dirti è un'altra cosa.
So bene che per te tutto questo possa apparire come un fulmine a ciel sereno,forse tua madre ti aveva accennato a quello che stavamo passando
ma non so fino a che punto entrambi avessimo capito quanto questo fosse grave; Ho un'altra grande colpa nella mia vita oltre a quella di aver abbandonato la donna che mi ha amato più di ogni altra cosa,ed è quella di
non essere mai riuscito a parlare dei miei stati d'animo,del mio tormento interno e di questo mio oscuro male con mio figlio.
Non sono qui a cercare giustificazioni al tuo cospetto,so bene di aver sbagliato e non intendo negare le mie colpe; l'unica cosa che posso fare ora
scrivendoti,è di chiederti perdono per il mio comportamento,sono un uomo
che forse ha sempre dato l'impressione di essere forte e imperturbabile ma
come detto,pur sempre un uomo con i suoi limiti,i suoi difetti e tra questi c'è senza dubbio l'incapacità di saper parlare con chi mi sta a cuore.
Ti voglio bene figliolo,non so se potrai mai perdonare ciò che ho fatto a te e tua madre ma in ogni caso te ne vorrò sempre.
perdonami se puoi
Tuo padre
Cayden jack Malaspina.


Chiese al locandiere se ci fosse un messo diretto verso le terre italiche,egli annuì e gli affidò la pergamena sigillata da far pervenire a suo figlio
quantoprima.
Tornò in camera,spense la candela con le dita e si mise sul letto,fissando il soffitto ed aspettando che il sonno lo cogliesse.

Hecate ha scritto:La missiva ricevuta dalla sorella la intristì molto: la coppia formata da Horione e Jack era una delle poche certezze che Helena aveva sempre avuto e conservato, ed ora venire a conoscenza di questa situazione la riempì di tristezza.

Ma doveva essere d' aiuto a sua sorella, ed a suo nipote Alessandro, questa era la sua priorità.
Per cui decise di rispondere subito ad Horione:




Mia cara sorella,

queste notizie mi riempono di tristezza.
Ho visto nascere la vostra coppia, la mia città teatro del vostro amore, ed ora saperlo giunto al termine getta un velo di irrealtà nel mio presente.

Non ho parole adeguate per poterti consolare, non c' è niente che io possa dire per farti sentire meglio: io al tuo posto, forse, non sarei riuscita neppure a scrivere questa lettera.
Però Hory vorrei tanto abbracciarti. Questa è l' unica cosa che posso fare per te. Tenerti stretta e dirti che l' amore a volte cambia, non cessa mai, ma si trasforma, e ciò in cui si è trasformato il vostro è la volontà di rendere libero ciascuno di voi da un legame che non è più lo stesso ma è cambiato.

Amerai sempre Jack, anche se in modo diverso, così come lui amerà te.
Ed Alessandro, a sua volta, amerà sempre entrambi.
Sono felice che tu abbia deciso di raggiungerlo: è la persona più importante, per te, ed entrambi ora avete bisogno della vicinanza l' uno dell' altro.

Sei nei miei pensieri, sorella, sempre.
Fai buon viaggio, un grandissimo abbraccio.

Helena



Prese poi un' altra pergamena, e scrisse ad Alessandro:



Nipote mio adorato,

tua madre ha scritto una lettera alla famiglia, so quindi ciò che vi è successo.

Dire che mi dispiace è riduttivo e superfluo, non posso consolarti come vorrei.
Ma sappi che la nostra famiglia vi starà sempre accanto, sia a te che a mia sorella. Come ho scritto anche a lei, l' amore non finisce mai, ma si trasforma in qualcosa di diverso, a volte.
Tuo padre rimarrà sempre con te, ovunque sia, e qualunque cosa stia facendo. Sono certa che è fiero di te come lo sono io, e ti ama oltre ogni dire, anche se le cose tra tua madre e lui non sono più come un tempo.

Stai vicino a tua madre, in questi giorni. E non dimenticate mai che la vostra famiglia vi ama.
Ti abbraccio fortissimo, caro Alessandro.

Un bacio grande,

zia Helena

Tintoretto ha scritto:Alessandro era appena partito da Sessa Aurunca, diretto a Gaeta assieme alla sua compagna e agli altri viaggiatori. Prima di partire aveva trovato una lettera arrivata da Livorno, era l'amata zia helena a scrivere e leggere quella lettera gli sollevò il morale, sempre abbattuto essendo avvolto nei mille pensieri.
Approfittò dunque di una pausa per scrivere una lettera di risposta alla zia, gliela avrebbe fatta avere il prima possibile.


Mia cara zia,

Mi fa piacere ascoltare le tue parole e sapere che mi sei vicina, tu come la famiglia. E' un momento terribile, dopo la morte di zia e ciò che è successo con i miei cugini un'altra batosta nella mia vita. Cerco di farmi forza, mamma lo sa difficilmente mi scoraggio, ma veramente non potevo aspettarmi un distacco tra i miei genitori. Voglio credere alle tue parole, sperando che mio padre rimanga con me nonostante tutto, sai mi aspettavo che me ne parlasse di questa decisione, invece non sapevo nemmeno stesse male. Apprendo tutto adesso e mi rammarico di non aver potuto fare niente prima.
Non preoccuparti non ho mai lasciato mamma da sola e non lo farò certo ora che ha bisogno di me.

Spero di poterti riabbracciare presto

Un bacione

Tintoretto


Finito di scrivere la lettera e si apprestò a rimettersi in viaggio

Tintoretto ha scritto:10 Maggio

Alessandro era appena giunto a Pontecorvo, aveva trascorso pensieroso quei giorni. La lettera della madre era stata un duro colpo, la preoccupazione per il suo stato d'animo era viva in lui, non l'aveva mai abbandonato. Il pensiero era anche per il padre, non aveva avuto sue notizie e ogni giorno sperava di incontrare un messo che portasse una sua missiva.
Quel giorno un messo si fece vivo, portava una lettera dalla madre. Entrò dunque in una taverna deserta, e approfittando del silenzio del luogo si sedette per leggere la lettera e preparare una lettera di risposta.


Pontecorvo, 10 Maggio 1461

Madre,

Le tue parole mi sono di conforto. Ho passato i giorni scorsi a pensare a tutto ciò, a questa situazione, a te, a papà. Lo so che è una persona buona e che mi vuole bene. Vorrei tanto che mi scrivesse, anche poche righe, per sapere come sta e anche solo egoisticamente per sentirmi dire ancora una volta che mi vuole bene.
Forse è proprio questo il mio rammarico, di non averlo potuto abbracciare un ultima volta, e dirgli che gli voglio bene.
Lo aspetterò mamma, sperando arrivi un giorno una sua lettera.

Un abbraccio mamma, a presto spero

Tuo figlio
Tintoretto

Dopo aver terminato la lettera rimase ancora seduto alla locanda, l'atmosfera lo aiutava a rimanere tranquillo e a riflettere. Ad un certo punto sentì entrare qualcuno, riconobbe il volto del messo di prima che appena entrato si rivolse a lui
Perdonatemi messere ma dimenticavo quest'altra lettera per voi..
Alessandro ringraziò il messo, che subito dopo lasciò la locanda, e s'apprestò a leggere quest'altra lettera. Sgranò gli occhi, quasi non ci credeva.. la lettera del padre era finalmente arrivata. Con grande curiosità cominciò a leggere ciò che il padre aveva da dirgli. I dubbi cominciavano a sciogliersi, sentiva il padre vicino nonostante fosse lontano. Scopriva pian piano il lato fragile del padre, da sempre visto come una roccia da lui, un'esempio di forza e fierezza, che molto ha influenzato la sua crescita sviluppando in lui la passione per la milizia.
Finì di leggere la lettera con le lacrime agli occhi, dopo essersi preso un momento cominciò a scrivere a sua volta una lettera al padre



Pontecorvo, 10 Maggio 1461

Padre,
Finalmente ho tue notizie, sono stato molto in pensiero per te nei giorni scorsi e non sai da quanto aspettavo questa lettera.
Quando mi ha scritto mamma rimasi sconvolto, come dici tu un fulmine a ciel sereno, non me l'aspettavo.
Non riesco a comprendere il male oscuro che ti affligge, come può essere così forte da allontanarti dalle persone che ami..
Mi dispiace che non me ne hai mai parlato di questo tormento, avrei tanto voluto ascoltarti e aiutarti, se solo avessi saputo, avrei fatto il possibile, ma è un tuo limite e forse non hai potuto farci nulla.
Ti voglio tanto bene anch'io, sei mio padre, e il sentimento che mi lega a te va oltre gli errori e le colpe, spero che riesci a trovare la serenità che tanto cerchi e una volta trovata torni da mamma e da me, papà, ti aspettiamo.

Tuo figlio
Tintoretto


Finì di scrivere la lettera, aveva trovato alcune risposte alle tante domande che si era fatto. Si era reso conto di quanto il padre fosse fragile in quel momento e forse il tempo e la tranquillità lo avrebbero aiutato a ritrovare la serenità di cui aveva tanto bisogno.

Horione ha scritto:Quei gesti in modo automatico che faceva ogni mattina quando si svegliava la avrebbero accompagnata ancora a lungo, lo sfiorare il cuscino dove poco prima aveva dormito il marito, stringerlo a se e assaporare il profumo della sua pelle che rimaneva intriso nella stoffa.
Rimase distesa a lungo sul letto, guardando la stanza le pareva spoglia anche se in realtà non lo era, ma era lei che avvertiva quel senso di vuoto, dalla finestra socchiusa la brezza mattutina che arrivava dal mare le sfiorò il viso dandole nuova energia.
Aveva molte cose da fare quel giorno, iniziò con sistemare il baule, le lettere ricevute dal figlio e dalla sua dolce sorella, le arrotolò e sistemò anche quelle insieme ai suoi effetti, quella sera in cabina sulla nave avrebbe risposto a entrambi.

Era tempo di pensare ora ai preparativi per la partenza, lasciò la stanza diretta al mercato dove avrebbe fatto acquisti per rifornire la cambusa, arrivò al porto, i facchini stavano già caricando i bauli degli altri passeggeri, a sua volta camminò lungo la passerella che dalla banchina
portava alla nave, davanti alla Black out si fermò sorreggendosi al parapetto, il dipinto che lei stessa aveva fatto raffigurante la galea con lei e Jack che salutavano dando il benvenuto a chi fosse salito a bordo, le procurò ancora una volta quella sensazione che una parte di lei se ne era andata.
Nei pressi vide due falegnami, gli diede qualche ducato affinchè la aiutassero a togliere quel dipinto e, dopo averlo avvolto in un telo di juta lo fece sistemare nella stiva.

Salì a bordo e iniziò a fare i preparativi per l'imminente partenza .

Hecate ha scritto:Quando le giunse la lettera di suo nipote era appena tornata dalla Torre.
Non si tolse neppure Falce Di Luna, la spada che le aveva regalato suo marito, e che ora le pendeva al fianco, allacciata al cinturone che le cingeva la vita.

Aprì la missiva, col cuore in pena, e la lesse.
Quanto aveva sofferto, Alessandro! E tutte sofferenze legate alla sua famiglia; per Helena questo era come un pugnale conficcato nel cuore: per ogni dolore patito, una famiglia dovrebbe restituirne il doppio in gioia.
Ma per Alessandro, finora, non era stato così.
Helena stessa era stata ferita dagli stessi dolori del nipote, anche se in maniera diversa, e non sapeva come essergli vicina, se non con le lettere.





Carissimo nipote,

sei giovane, eppure stai avendo una vita piena di sofferenze.
Non sai quanto vorrei poterti evitare tutto questo!
Ma non posso, perchè non sono riuscita ad evitarlo neppure per me stessa, e ne soffro insieme a te.
Quest' ultimo dolore, probabilmente, è il più forte, ed è quello che di meno posso condividere con te, da figlia.

Ma immagino quanto debba essere difficile per te, accettare questa situazione.
Mi dici che tuo padre non ti ha detto nulla, ma non devi fargliene una colpa sai. Jack ha sempre avuto un carattere molto particolare, ed io stessa, dopo che inizialmente si era in gran amicizia, ho avuto delle discussioni con lui, e da allora non ci siamo più sentiti.
Forse sarai stupito. Non ti avevo mai raccontato di questo.
Ma ascolta: tuo padre è una brava persona. Tiene a tua madre, così come tiene a te, e potrei metterci la mano sul fuoco.
Probabilmente non ti ha mai parlato di questa situazione perchè lui stesso ne soffriva e sapeva che avrebbe fatto soffrire anche te: e credimi, un genitore fa quello che fa, anche sbagliando magari, perchè ama i suoi figli in maniera totalizzante.

Non avere dubbi sul suo affetto.
E non darti colpe che non hai, per non aver potuto fare niente. Purtroppo, cose di questo tipo possono accadere, e quando succede non è colpa di nessuno.
E' la vita che cambia, e noi insieme a lei.

Sii forte, mio caro Alessandro.
Spero anch' io di poterti riabbracciare presto, nel frattempo ti mando tutto il mio affetto.

Un bacione,

zia Helena
Horione
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Messaggio  Horione Lun Mag 13, 2013 9:32 pm

Tintoretto ha scritto:Il viaggio proseguiva senza soste, quella mattina Alessandro era giunto finalmente ad Avezzano. Era sempre in pensiero per i genitori, ma stavolta più sereno, aveva finalmente avuto notizie dal padre. Girava per la città osservandone le particolarità, quando giunse nei pressi del mercato vide un tizio con delle buste in mano intento a distribuirle, così si avvicinò e chiese
Buongiorno messere, scusatemi avete per caso qualcosa per me? il mio nome è Tintoretto
Il messere controllò le buste che aveva in mano, e ne trovò una indirizzata a lui, sorridente gliela consegnò Messer Tintoretto pare oggi sia la vostra giornata fortunata, ecco quì a voi!
Prese la busta, e dopo aver ringraziato il messere, la aprì e iniziò a leggere. Era la zia Helena a scrivere, quanto gli era vicino in quei giorni così particolari, eppure anche lei come il resto della famiglia aveva sofferto tanto in passato e viveva con sofferenza anche questa situazione che si era venuta a creare.
Finito di leggere, non perse tempo e cominciò a sua volta a scrivere alla zia.



Avezzano, 12 Maggio 1461

Carissima zia,

Come sempre mi fa piacere leggere le tue parole e apprezzo tantissimo quanto mi sei vicina in questo momento. E' proprio vero ciò che dici, nei giorni scorsi ho finalmente ricevuto una lettera da papà. Se ne fa una colpa per non avermi detto nulla prima, sia quando questo male oscuro cominciò a nascergli dentro e sia quando ha deciso di andarsene e allontanarsi da noi. Ed è come dicevi tu zia, mi ha rivelato questa sua incapacità di confidarsi con le persone che ama.
Tuttavia ha ribadito che mi vuole bene e spera possa perdonarlo, ciò mi ha fatto tanto piacere perchè mi era mancato sentirmelo dire da lui. Gli voglio tanto bene anch'io ma mi dispiace per come sono andate le cose e zia, anche se dici che non avrei potuto fare nulla il rammarico di non averci potuto provare rimane.
Non sapevo di questi diverbi che avete avuto, e che non vi sentite da allora, mi dispiace, questo lato del suo carattere proprio non lo conoscevo.
Spero davvero che possa ritornare sui suoi passi.

Un abbraccio zia

Tintoretto

Horione ha scritto:Da qualche ora avevano iniziato la navigazione lungo il fiume Rodano, i venti gli erano favorevoli la galea procedeva il suo viaggio fino a raggiungere il mare aperto, Horione ancora sul ponte di comando controllava che tutto procedesse secondo i programmi fatti, da lontano vedeva la Eanredil seguire la scia
Chiamò a se il marinaio e gli diede istruzioni per proseguire il viaggio, scese in cabina aprì il baule e riprese tra le mani le due lettere ricevute poco prima della partenza.
Seduta allo scrittoio, accompagnata dal rollio della nave si mise a scrivere

12 maggio 1461 - in mare verso Marseille

Cara sorella

So di averti dato una notizia che ti riempie di tristezza, ma come dici tu l'amore cambia,si trasforma ma non per questo muore, la stessa vita cambia ed è quello che cercherò
di fare.
Il dolore che provo per questo distacco, in questi giorni si sta piano piano attenuando, forse da troppo tempo quella luce si era spenta ma incosciamente avrei voluto tenerla accesa.
Ti sento vicina, lo sei sempre stata, anche se le distanze sono state molte.
Un grandissimo abbraccio al mio ritorno spero di poterti abbracciare fisicamente

Horione


Il pensiero era rivolto spesso a Tin, ormai adulto aveva la sua vita e lei non voleva in alcun modo che rinunciasse ai suoi ideali per rimanerle accando

12 maggio 1461 - in mare verso Marseille

Adorato figlio

Sono di nuovo in viaggio, questa volta verso Marseille dove faremo una breve sosta, piano piano riprendo la via del ritorno e, credo che questo mi sia di giovamento.
L'amarezza, il dolore provato nei giorni scorsi si sta affievolendo, senza rendermene conto, forse è brutto dirlo, ma non trovo le giuste parole per descrivere
il mio stato d'animo...serena....
Lascierò questa mia lettera appena raggiunta Marseille e, spero ti giunga presto

Un grande abbraccio

Tua madre
Horione


Sigillò le due pergamene appena giunta nel prossimo porto le avrebbe consegnate ad un messaggero affinchè le recapitasse.

Uscì dalla cabina, si appoggiò al parapetto rimase qualche minuto a fissare un punto impreciso all'orizzonte, la brezza le accarezzava i capelli e il viso, fece un profondo respiro, tornò in cabina si distese sul letto chiudendo gli occhi, la mente sgombra da qualsiasi pensiero, si addormentò

Jacksinclaire ha scritto:12 maggio 1461,Ginevra(CH):
Il periodo di occupazione della città non accennava ad esaurirsi,la vita
tra le mura di Ginevra aveva comunque una parvenza di tranquillità,
non sembrava assolutamente una città occupata,vi era un sindaco,sebbene
straniero,un tribuno e un consiglio,tutto sembrava in perfetto ordine se non
fosse stato per il fatto di vedere un continuo via vai di soldati e cavalieri
e le porte del monastero che continuavano ad essere chiuse.
Ogni giorno passava per vedere se la situazione era cambiata ma ogni giorno
il monaco alla porta gli diceva la medesima frase...je regrette monsieur,on a pas encore de la place pour vous e richiudeva lo spioncino.
A jack non restava che accettare di buon grado e scendere nuovamente in città dove passava le giornate sul lago a pescare.
Ogni tanto si recava al mercato che aveva prezzi esorbitanti e metteva il
pescato a basso prezzo per permettere anche ai più poveri di potersi sfamaresenza svenarsi.
Un mattino giunse il messo dalle terre italiche e gli consegnò una lettera;
vide il sigillo,lo staccò con cura e aprendo riconobbe subito la scrittura di
suo figlio.
Lesse la lettera tutta d'un fiato e mentre scorreva ogni riga il groppo in gola saliva sempre di più nel vedere che Alessandro era diventato un uomo che era in grado di capire le debolezze di suo padre e che per questo
lo perdonava.
Ripose con cura la lettera all'interno della sua cappa,raccolse la rete da pesca,quel giorno non era un buon giorno per pescare,si mise a fissare
le acque calme del grande lago,poi si alzò,si diresse nella prima taverna priva di clienti e iniziò ad ordinare un boccale di birra dietro l'altro;
Non serviva a nulla forse,il giorno dopo si sarebbe ritrovato rintronato e con il mal di testa ma non importava,oggi bisognava tirarsi su e la birra era ciò che serviva più di tutto.

Hecate ha scritto:Era passato qualche giorno, ed anche se Helena era in costante pensiero per i suoi familiari, il suo tempo era come sempre pieno di cose da fare, così che a volte le preoccupazioni restavano imbrigliate nella quotidianità.

Era occupata a seguire i lavori di un nuovo palazzo in città, quando giunse un messere dall' aria spaesata; vedendola, gli si illuminarono gli occhi, in evidente bisogno di aiuto.
Fece un inchino, e disse: "Buongiorno, madama. Potreste dirmi, per cortesia, se è questo il Rione della Cigna?" l' espressione affranta sembrava supplicare una risposta positiva, le mani serrate attorno a dei fasci di fogli.
"Mi dispiace." dovette deluderlo Helena "Questo è il Rione Venezia. Il Rione della Cigna si trova più giù, costeggiate il porto verso sud, e lo troverete." Poi ebbe un' intuizione, e prima che l' uomo potesse proseguire la strada da lei indicata, lo richiamò: "Scusate, siete un messo?"
"E' esatto."
rispose lui "Ho l' incarico di consegnare queste missive ad un palazzo di nome Claraluna, od alla casa di una dama di nome Helena Caterina Di Luna Della Scala."
"Non ce ne sarà bisogno."
rispose allora Helena sorridendo "L' avete trovata."
Il pover' uomo sembrò aver avuto un' apparizione ultraterrena. Le consegnò due missive, e si congedò quanto più velocemente potè, evidentemente terrorizzato all' idea dell' eventualità che Helena potesse chiedergli di recapitare le risposte.

Scuotendo la testa divertita, Helena sciolse i sigilli e lesse le lettere.
La prima era di suo nipote Alessandro, e la seconda di sua madre, la sorella Horione.
Fece un sospiro di sollievo.

Chiedendo all' architetto che curava i lavori se per cortesia poteva usare le sue pergamene ed il suo inchiostro, Helena si sedette all' improvvisata scrivania di tavolacci, e rispose ad entrambi:


Dolce nipote mio,

sono veramente felice che tuo padre ti abbia scritto!!
Ero certa che lo avrebbe fatto, prima o poi, e sono davvero lieta che ci sia riuscito: il dolore che sta provando in questo momento dev' essere grande almeno quanto il tuo.

Ciò che vi sta succedendo lascerà dei segni indelebili nelle vostre vite, in qualunque modo andrà, è bene che tu lo sappia.
Ma lasciati dire per esperienza che è tipico degli esseri umani farsi una colpa per qualcosa che non dipende da loro: io stessa sono piena di sensi di colpa per delle cose che sono successe, e me ne rimprovero spesso sia come familiare che come Capo del Casato.
Ma non devi dubitare mai che ciò che sei per le persone che ami non sia di aiuto. Ti assicuro che anche il tuo solo esistere dona forza a coloro che ami.

Quindi non rimproverarti, escludi il senso di colpa dall' amore che te lo fa provare, e lascia solo l' amore.
Sarà quello, ad essere veramente d' aiuto, ora, a tua madre e tuo padre.

Jack sarà sempre tuo padre, qualunque sia il suo turbamento, ed in qualunque modo ti possa sembrare incomprensibile.
Così come io l' ho sempre continuato a considerare mio cognato, nonostante la lontananza, in tutti i sensi.
A volte, vedi, scoprirai che non si riesce a comunicare proprio con tutti. E non per mancanza di sforzo da entrambe le parti, o per cattiveria. A volte, semplicemente non si è fatti per andare d' accordo.
Questo è quello che è successo tra me e tuo padre, e col tempo ho capito che andava bene così, perchè solo così ci siamo potuti rispettare a vicenda, ognuno con la propria vita.
Per cui non dispiacerti, ti prego.

Ognuno di noi ha un lato oscuro, Alessandro. Una parte del proprio carattere incomprensibile agli altri, e che li fa soffrire.
Ma anche - e soprattutto - quella è una parte che va rispettata nell' insieme della persona, perchè concorre a fare di quella persona amata, la persona amata.

Sono felice che senti la mia vicinanza, desidererei tanto vederti di persona e passare del tempo con te e tua madre.
La nostra famiglia, alle volte, si allenta, ma non ci si perde mai veramente.
Allo stesso modo, tu non perdere mai la speranza.

Ti abbraccio fortissimo,

zia Helena


Piegò la prima missiva con cura, e si apprestò a vergare la seguente:


Mia cara sorella,

sono felice di saperti più serena.

Ci sono bisogni del cuore che a volte il cuore stesso rifiuta di capire, e di cui ci si accorge solo dopo aver dato loro il giusto ascolto.
Capisco i tuoi sentimenti, ed in situazioni simili non c' è mai un modo giusto ed uno sbagliato di agire.
In amore, niente di ciò che si prova è giusto o sbagliato.

Stai seguendo una strada, che non sai dove ti porterà, ma niente di quello che ti sei lasciata indietro scomparirà nel nulla: rimarrà tutto nella persona che sei ora, e che sarai domani.

Sono lieta di esserti d' aiuto in questo momento, il nostro è un legame che va oltre le distanze fisiche o mentali.
E quelle fisiche spero anch' io presto di poterle accorciare!

Ti auguro un buon proseguimento di viaggio, e ti mando un grande abbraccio.
Con affetto,

Helena


Helheona ha scritto:Era in viaggio con i cari cugini ed amici ormai da tempo...
Spesso si trovava a parlare con la cugina Horione, amava stare in sua compagnia e nell'ultimo periodo viaggiando insieme le si era affezionata maggiormente, la vedeva spesso triste, ne conosceva il motivo non la forzava mai a parlargliene, si limitava a farle sentire la sua presenza e disponibilità, aveva imparato a conoscerla un pò e sapeva che era una donna riservata, quando avrebbe sentito la voglia o l'esigenza di parlare lo avrebbe fatto.
Eppure vederla così diventava un peso sempre più forte, voleva bene a lei quanto a Jack, sapeva quanto stessero soffrendo e il senso di impotenza dinanzi al dolore di chi ami è qualcosa di indescrivibile, nulla poteva fare in quella situazione se non stare vicino ai suoi cugini, ascoltarli, dargli modo di sfogarsi e magari tra una parola e l'altra capire cosa fosse giusto per loro...

Attraccati a Valance Horione le disse che Jack non avrebbe proseguito con loro il viaggio, ma piuttosto li avrebbe aspettati lì, riconobbe negli occhi della cugina gonfi di lacrime, che cercava di trattenere con tutta se stessa, un forte senso di abbandono, le trasmise come la sensazione che qualcosa si stesse rompendo definitivamente, che una corda ormai troppo tesa da tempo stesse cedendo, l'abbracciò forte, non aveva parole, era anche ella confusa dalla situazione per quanto ormai fosse anche forse fin troppo chiara.
Così poco dopo decise di raggiungere il cugino nella stanza della locanda che li ospitava, sentiva che Jack non si stava comportando bene, ma non era da lui, non poteva cullarsi della sua sofferenza e malessere senza pensare alle persone che lo amano, alla donna che ogni giorno aspettava che tornasse l'uomo che aveva sposato, almeno una sera o due...
Doveva capire cosa avesse, il cugino non stava sicuramente bene e lei non poteva far finta di nulla, si chiedeva se il cugino si rendesse conto di quello che stava facendo e soprattutto voleva aiutarlo a riflettere, perchè era consapevole che a volte basta parlare con qualcun'altro per lasciar uscire fuori ciò che da tempo ormai si ha nel cuore …
Riconobbe in Jack la stessa sofferenza di Horione, con in più il senso di colpa per esserne l'artefice, il suo senso di apatia e vuoto era talmente alto che gli impediva di andare avanti, ormai era come un ameba che restava accanto alla moglie solo nel ricordo di ciò che erano, solo per l'incapacità di lasciarla sola, per quanto ciò fosse ugualmente avvenuto...
Nei loro sfoghi capì che entrambi si erano resi conto che ormai le loro vite dovevano prendere una svolta, non potevano più vivere nel passato, per quanto splendido fosse stato, ma iniziare a guardare al futuro dando un senso al presente.
Ed infatti così accadde...

Fece in tempo a passere qualche ora in compagnia del cugino, che egli prese la sua decisione. Per fortuna riuscì a salutarlo, abbracciarlo un'ultima volta, prima che partisse, non poté che augurargli buona fortuna e pregarlo di fare attenzione alla sua persona, non voleva perderlo ...
Con il cugino lontano ciò che più desiderava era restare accanto alla cugina, impedendo che si sentisse sola, consapevole che ciò purtroppo sarebbe stato inevitabile.

I giorni passavano, proseguivano seguendo il loro itinerario , Horione si teneva occupata per non pensare, come sempre la vedeva attiva e pronta a gestire al meglio ogni cosa... Era impossibile non notare il suo sguardo perso nel vuoto in alcuni istanti, facile era capire a cosa pensasse, ma era giusto così …
Le aveva parlato della decisione di raggiungere il figlio, anche Sabrina desiderava riabbracciare il cugino, senza dubbio l’avrebbe accompagnata da lui, augurandosi di condividere con Alessandro e la sua compagna il loro prossimo viaggio, a madre e figlio avrebbe fatto bene ritrovarsi e stare insieme …

Intanto il viaggio in nave era ricominciato, diretti verso sud, lei e la cugina si erano dovute dividere...Quella mattina affacciandosi dal pontile in lontananza vide la Black out precederli.
Tornò in cabina e scrisse due righe per la cugina

Addì XIII Maggio A.D. MCDLXI
Earendil.


Buongiorno capitana Horione,
come stai splendida cugina?

Sembrerebbe che il viaggio stia proseguendo bene, i passeggeri e l'equipaggio come si sta comportando?
Qui procede tutto bene, ti mando anche i saluti di Kynes e anche se non me l'hanno detto, quello degli altri, tanto ti pensiamo sempre!!
Tu salutami gli altri sulla Black out.

Mi manchi, ma per fortuna presto saremo di nuovo a terra.
Ti mando tanti baci.


Con affetto,
Helhe.




Legò la pergamena alla zampina di un piccione messaggero e lo indirizzo verso la nave degli amici.


Krisclaire ha scritto:La lettera della cugina era giunta come un fulmine a ciel sereno.
Anche se negli ultimi anni i due coniugi si erano allontanati,per Ginevra erano sempre stati ottimi amici ed aveva un bel rapporto con Jack : sarebbe stata una grande perdita per tutti.
Non era il momento per farsi prendere dallo sconforto, sia Horione che Tintoretto avevano bisogno di loro.
Decise di contattarla subito, come aveva già fatto Helena.


Cara cugina,
non è facile trovare le parole giuste da dire in questo momento.
Siamo tutti dispiaciuti per quanto vi sta accadendo ed è inutile dire che vi siamo vicini, ora più che mai.
Sei parte della nostra famiglia e abbiamo bisogno di te, come tu di noi.
Sei forte Horione e so che anche Tintoretto lo è, insieme ce la farete.
Dimmi dove siete di preciso cara Horione, io e Alessandro vi raggiungeremo subito.
Aspetto tue notizie.

Con Affetto,
Ginevra.


Tintoretto ha scritto:I giorni passavano, la ferita era ancora viva e il dolore incessante, a dar sollievo le missive dei parenti, soprattutto quelle della madre. Era l'unico modo per avere sue notizie, per sapere come stesse.
Alessandro fino a quel momento si era tenuto tutto dentro, non aveva ancora detto nulla a Pici, la sua compagna, non ne trovava il coraggio, forse non accettava l'idea di dover ammettere l'evidenza. Forse parlarne lo spaventava, lo impauriva la reazione che avrebbe potuto avere e anche per questo fino a quel momento gli era risultato più facile scrivere.
Passeggiava insieme a lei, mano nella mano, per le viuzze di Avezzano, con questo pensiero fisso in testa, doveva dirglielo, voleva che Pici sapesse. Ad un certo punto si fermò, la guardò negli occhi provando a parlare ma non riuscendoci. Chinò il capo sulla sua spalla, quasi a nascondersi sotto la sua bionda chioma, e scoppiò a piangere.

Pici ha scritto:Già da tempo vedeva gli occhi sfuggenti di Alessandro e sentiva di portare con lui un peso di cui ancora non conosceva l'entità.
Pici Era impaziente di conoscere i suoi cari, i suoi genitori, ma ogni qualvolta lei chiedesse di loro lui provava a cambiare discorso forzando un sorriso,spento.
Sperava che intraprendendo un viaggio il suo umore sarebbe cambiato, ma cio' non avvenne.
Nonostante fossero ad Avezzano, in una città sicuramente piu' viva rispetto a Terracina o Sessa, Alessandro rimaneva freddo e nervoso.
Lei Non si azzardava a chiedergli cosa lo turbasse tanto, sapeva che al momento giusto lui le avrebbe rivelato quale macigno stesse portando sulle sue giovani spalle, e così fu.
Stavano passeggiando per le vie di Avezzano senza proferir parola quando improvvisamente Alessandro si fermò.
Rimase ferma a guardarlo, aveva già capito cosa stesse accadendo ed era pronta a condividere con lui la sua sofferenza, accolse il suo volto sulla sua spalla e aspettando che si calmasse ne accarezzò la testa.
Dopo poco sentì il suo respiro regolarizzarsi , già da tempo si stava preparando questo momento.
Strinse la sua mano e guardandolo negli occhi aspettò che si sfogasse.

Horione ha scritto:La sera precedente prima di lasciare la cabina di pilotaggio per concedersi qualche ora di riposo, si soffermò un momento e rivolgendosi al marinaio gli disse...Te la senti di condurre la nave fino al porto di Marseille? Lui rimase per un momento confuso, ma poi accettò di buon grado.
Le diede tutte le istruzioni per le manovre da effettuare e dandogli una leggera pacca sulla spalla sorridendo raggiunse la cabina, lasciandolo solo al timone.

Seduta davanti allo specchio si spazzolò a lungo i capelli, non riuscì a ricacciare i pensieri che in quel momento la tormentavano.....cosa era accaduto, cosa aveva potuto dividerli, ora dove sarà....... lasciò che alcune lacrime le rigassero il volto, a volte si mostrava forte, ma si sentiva fragile e sola.
Si sciacquò il viso e si sdraiò sul letto aspettando che il sonno si impadronisse di lei.

La mattina, dopo una notte inquieta, si fece forza e riprese le attività che l'aspettavano, di corsa raggiunse Rosiel, per assicurarsi che non avesse avuto problemi durante la notte, ma lui salutandola con un sorriso la tranquillizzò. Come aveva deciso la notte precedente lasciò la navigazione della galea nelle sue mani
e si diresse a sul ponte per concedersi una giornata di pesca.

Lanciò la lenza nel momento stesso in cui un piccione sorvolava la zona dove si era posizionata, il povero animale si impigliò nel filo, più sbatteva le ali e più si ingarbugliava, riusci ad afferrarlo e con pazienza cercò di liberarlo pensando tra se "avrei dovuto pescare un pesce e invece ho preso te", si avvide che alla zampa aveva legato una piccola pergamena, la lesse era della cugina Helhe, girò lo sguardo verso la Eanredil e la vide a prua sbracciarsi e gridare, portò le mani a coppa vicino alle labbra e gridò....Cugina, qua tutto bene...e agitò le braccia per salutarla a sua volta. In quel viaggio il legame con la cugina si era ulteriormente rafforzato, con lei era riuscita ad aprirsi.

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Messaggio  Horione Mer Mag 15, 2013 10:53 am

Tintoretto ha scritto:Tesoro..

disse Alessandro con gli occhi gonfi ancora lacrimanti, dopo aver preso fiato

Sicuramente avrai già capito che c'è qualcosa che non va.
Non sono bravo a nascondere le cose, non è nella mia natura, e tu sei troppo perspicace e intelligente per non accorgertene.


Fece un pausa, e trascinandola per mano si sedettero su una panca lì vicino.
Cominciò a parlare, tenendola per mano, a testa bassa.


Qualche giorno fa ricevetti una lettera da mia madre, rimasi colpito e spiazzato, con grande dolore mi diceva che mio padre aveva deciso di allontanarsi da lei, lasciandola per proseguire in un viaggio alla ricerca della serenità.
Colsi tutta la sua sofferenza, da allora ogni giorno sono stato in pensiero per lei, ed anche per mio padre, non sapendo come stessero. Mia madre mi ha scritto spesso, e ciò mi ha dato sollievo, perchè l'ho sentita vicina nonostante la distanza che ci separa. Anche la mia cara zia Helena di Livorno mi ha scritto, ti ricordi te ne avevo parlato, è sempre stata molto affettuosa e presente con me anche in passato.
Sentivo il bisogno di parlartene ma non ci sono riuscito fino ad oggi, non so il motivo..
Sto male tesoro, soprattutto per mia madre, dopo tre anni di matrimonio è devastante ciò che le è successo.
Lei adesso è in viaggio, fortunatamente c'è mia cugina Sabrina con lei, così non è sola, ma credimi da quel giorno la mia testa è invasa da mille pensieri.


Sospirò e sollevò il capo guardandola negli occhi

Pici ha scritto:Si sedette affianco a lui su una panca poco distante e , prendendo le mani di Alessandro con le sue, lo ascolto'.
Era una storia veramente triste,la storia di un grande amore che aveva dato vita alla persona a lei più cara, e che adesso si stava frantumando in mille pezzi.
Negli occhi di Alessandro intravedeva il dolore che anche lei, tanto tempo prima, aveva dovuto sopportare.
Ascolto' attentamente ogni sua parola e , per un attimo , un nodo alla gola le impedì di parlare. Si fece forza ed accarezzandogli una mano,cercando di essere il piu' delicata possibile, inizio' a parlare.


Sono felice tu abbia deciso di aprirti con me. Sentivo da tempo che qualcosa non andava ma, allo stesso tempo, capivo che non era il momento adatto per parlartene.
Mi spiace che tuo padre abbia deciso di allontanarsi da voi, perdendo la possibilità, attraverso il vostro amore , di trovare la serenità che tanto cerca.
Spero tu possa riabbracciare presto tua madre e se vorrà venire a Sessa sai che la mia casa, la nostra casa, sarà sempre aperta per lei.
Di tuo padre invece hai avuto notizie? Cosa dice? Non c'è possibilità di un riavvicinamento?


Non volle chiedere altro, guardava Alessandro negli occhi e aspettava una sua risposta.

Horione ha scritto:Era ormai notte fonda quando la Black out raggiunse il porto di Marseille, finite le manovre di attracco Horione insieme ai suoi compagni di viaggio raggiunse la locanda in prossimità del porto.
Sfinita dalle lunghe ore di viaggio e, come le succedeva spesso quando toccava terra le sue gambe la sorreggevano un pò traballanti, pareva che seguissero il movimento delle onde.

Quella mattina, al risveglio si affacciò alla finestra, il cielo non prometteva nulla di buono, grosse nuvole si stagliavano all'orizzonte, si lavò prese dal baule lo scialle e scese per le strade di Marseille.

Conosceva bene quella città di mare della costa sud francese, era stata punto di riferimento nei molti viaggi che aveva intrapreso, sentire il vociare dei suoi abitanti la cadenza di quella lingua a volte incomprensibile per lei la faceva sorridere. Giunse al mercato e come spesso le accadeva si soffermava tra i banchi a guardare la mercanzia esposta.

Non si avvide che il tempo trascorreva e ai rintocchi della campana della chiesa si rese conto che era giunto quasi mezzogiorno, il sole aveva fatto breccia tra le nuvole e una splendida giornata primaverile si stava preannunciando. A passo svelto ritornò sui suoi passi per raggiungere i suoi amici, presto anche i passeggeri della Eanredil sarebbero sbarcati.

Giunta alla locanda trovò una missiva a lei indirizzata, aprendola si avvide che arrivava dalla cugina Ginevra, la ricordò con un sorriso affacendata insieme a lei nei preparativi delle sue nozze. Srotolò la pergamena e seduta nella locanda lesse quelle righe: Si fece dare a sua volta un foglio, intinse la piuma nell'inchiostro che la locandiera le aveva portato e,
rispose...

Marseille 15 maggio 1461

Cara Ginevra

L'affetto che tu e tutta la famiglia dimostrate hanno un valore ben più grande di mille parole dette.
Non darti gruccio per me, sono forte come dici tu e, la vita va avanti...deve andare avanti.
Ora ti sto scrivendo da Marseille, dove mi fermerò alcuni giorni, poi il rientro a casa e come ho scritto a mia sorella
raggiungerò mio figlio Tintoretto, ovunque lui sia, ha bisogno della mia presenza come io della sua.

Con grande affetto
Horione


Sigillò la pergamena, chissà per quale motivo sperava di trovare notizie che giungevano dal marito, ma come poteva, lui non era al corrente della sua sosta a Marseille, sperava di trovarne al suo ritorno a Chiavari.
Horione
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Un viaggio,una decisione,un addio Empty Re: Un viaggio,una decisione,un addio

Messaggio  Horione Gio Mag 16, 2013 8:45 pm

Tintoretto ha scritto:Non saprei tesoro, ma al momento non credo proprio

disse con tono di rassegnazione

Mio padre all'inizio non si è fatto sentire, non ho avuto sue notizie, non mi ha detto nulla.
Sapevo tutto da mamma, ti confesso che ci rimasi parecchio male, non riuscivo a capire cosa provasse e cosa lo avesse indotto a fare ciò che ha fatto, e rimpiangevo di non essere stato lì con lui, per ascoltarlo e provare ad aiutarlo.
Poi qualche giorno fa finalmente ricevetti una sua missiva.
Ha confessato di sentirsi in colpa, soprattutto per non essere riuscito a parlare con noi del suo male, dice che è un suo limite, non ci riesce. Tuttavia mi ha ribadito che mi vuole bene e spera possa perdonarlo.
Ma non so proprio se tornerà indietro, adesso è a mia madre che devo stare vicino.


Finito di parlare, chinò la testa portandola sul petto di Pici, cercando il suo affetto
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Messaggio  Horione Ven Mag 17, 2013 10:10 am

Horione ha scritto:La Eanredil raggiunse il porto di Marseille, al momento dello sbarco dei passeggeri, Horione era al porto, una volta ultimate le manovre di sbarco finalmente vide la cugina Helheona districarsi tra i bauli che stavano scaricando e correrle incontro.
Nonostante fossero passati pochi giorni il loro abbraccio fu molto intenso, felici di ritrovarsi tra lacrime e sorrisi. Horione dopo aver salutato gli altri amici della compagnia, prese la borsa da viaggio che la cugina aveva appoggiato per terra ai suoi piedi e insieme raggiunsero la locanda.

Parlarano per ore mentre facevano colazione, dal viso di Helheona traspariva la preoccupazione di come si sentisse la cugina per quello che era accaduto, ma Horione la tranquillizzò, certo non sarebbero serviti pochi giorni per dimenticare e lasciarsi tutto alle spalle, ma come spesso diceva a se stessa
"un bellissimo capitolo della mia vita è giunto alla fine, volto pagina".

I loro discorsi le portarono ad aggiornarsi sui componenti della famiglia, chiese a Helheona se avesse ricevuto qualche notizia dalla cugina Karolina, ed al suo diniego decise di scriverle, non sapendo bene come iniziare per metterla al corrente dell'accaduto tra lei e Jack, sapeva del bene che voleva ad entrambi e questo notizia le avrebbe spezzato il cuore.

Horione si ritirò nella propria stanza, si accinse a scrivere a Karolina..

Marseille, 17 maggio 1461

Cara cugina Karolina

questa mia missiva spero ti giunga nella tua casa a Chiavari e che ti trovi in splendida forma come lo sei sempre.
Il nostro viaggio sta quasi per concludersi, presto potrò riabbracciarti e trascorrere un pò di tempo con te.
Non trovo le parole per parlarti di Jack, al primo porto che abbiamo toccato ha preso la decisione di non seguirci e intraprendere un viaggio da solo,
anche tu negli ultimi mesi ti sarai accorta che non era lo stesso Jack di sempre, il suo chiudersi in se stesso, le sue assenze, così è partito, non ho idea
per dove, ma spero ritrovi la serenità.
A mia volta, nonostante il vuoto che sento dentro di me, mi faccio forza e vado avanti cercando di ricostruirmi un futuro.

Presto sarò di ritorno con tanta voglia di abbracciarti

Horione


Arrotolò la pergamena e la consegnò al proprietario della taverna affinchè la facesse recapitare
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Messaggio  Horione Lun Mag 20, 2013 9:30 am

Jacksinclaire ha scritto:16 maggio,di nuovo sul sentiero:
Erano passati diversi giorni,la città di Ginevra era stata annessa al
Ducato di Savoia ma le truppe e gli stranieri in città continuavano ad
occupare il monastero.
Qualche giorno prima era giunta una missiva spedita dalle autorità e che
gli intimava di lasciare la città in quanto straniero entro 24 ore.
Jack ci pensò su,si prese tutto il tempo e lasciò scorrere tutto il tempo a sua disposizione,non aveva voglia di ripartire,voleva solo ritirarsi.
Rimase ancora un utleriore giorno in città ignorando la richiesta della missiva,poi decise che non valeva la pena di rischiare di farsi uccidere per
una simile stupidaggine.
Di buon mattino prese i suoi pochi averi e si rimise in cammino,direzione nordest,costeggiando il grande lago avrebbe sicuramente trovato altre città.
Durante il cammino incontrò poca gente e molti soldati,un esercito in marcia sui nodi che non lo degnò di uno sguardo fortunatamente.
Era un sentiero agevole,il panorama era di una bellezza disarmante,il grande lago sembrava il mare di Chiavari scintillante sotto la luce dei raggi solari; Giunse ad un insediamento,il cartello recava il nome di Lausanne ma era evidente che fosse ormai abbandonato da molto.
Era tutto in declino,le poche case ancora in piedi erano diroccate o prive di tetto,lì la guerra aveva picchiato duro,sembrava che il fuoco avesse divorato ciò che era un tempo quella piccola città.
Proseguì oltre,si faceva sera ed era giunto il momento di trovare un bivacco sicuro per la notte.
Non sapeva quanto mancava ancora alla città successiva ma era stanco e aveva fame,si fermò in una piccola radura tra la boscaglia,non accese alcun fuoco per non attirare l'attenzione di nessuno,si limitò a mangiare un po' di pane e alcuni funghi raccolti lungo la strada.
Si distese tra alcuni cespugli...ancora in viaggio pensò
poi si assopì.

Ladykappa ha scritto:Nella lontana città di Friburgo Anna Karolina passeggiava sul campo .
Molti erano i pensieri che le assalivano la mente.
Una voce la fece distogliere da essi .

Contessa Anna Karolina !

Riconobbe la voce del suo scudiero e si girò di scatto.
Lo vide avvicinarsi e consegnarle una lettera,lo ringraziò e ritornò in fretta nella tenda per leggerla indisturbata.


Mia signora
innanzitutto mi auguro che la mia missiva Vi trovi bene e felice,che le mie preghiere siano state ascoltate dall'Altissimo e che vi troviate in salute .
Giorni fa è giunta questa missiva da parte di Vostra cugina Horione e come mi avete ordinato ve la rispedisco sperando che siano buone nuove per Voi e per chi Vi scrive.
Non preoccupatevi per la vostra dimora , è tutto tranquillo .
Vi auguro ogni bene e Vi aspetto con ansia.

I miei rispetti
Serva Vostra Greta


Quando ebbe finito aprì a sua volta il sigillo e lesse quanto la cugina le aveva scritto.
Rimase sconcertata ma non sorpresa alle parole riportate sul quel foglio un po' stropicciato.
Invano cercò dentro di sé parole che potessero dare conforto e alleggerire la pena di un cuore sofferente.
Intinse la penna nel calamaio e scrisse senza dar peso alle parole.


Friburgo
addì decimo ottavo del mese di Maggio dell'a.d. 1461

Cara cugina Hori
Ti scrivo da terre lontane e come vedi non ci sono distanze che allontanano chi si vuole bene.
Questo viaggio resterà inciso nella tua memoria.
Ma ancora di più resteranno i bei ricordi vissuti con Jack .
Anche il suo cuore ne eccede.
Ora più che mai vorrei starti accanto per farti capire che non sei sola sebbene Sabrina sia con te.
Né ora né mai, anche volendo, non riuscirei a capire perché la vita ci riserva momenti così duri.
Tuttavia non si può apprezzare il bene senza conoscere il male.
Appena torno a casa verrò da te , sappi che sei per me , per la famiglia Malaspina , un membro unico e insostituibile e spero che vorrai continuare a frequentarci , per te , per noi e per Tintoretto .
Conosco mio cugino e immagino quanto sia stato difficile per lui prendere una simile decisione.
Ti prego qualora egli si facesse sentire , salutalo e digli che non lo giudicherei mai , l’unica cosa che vorrei dirgli è che gli voglio bene.
Noi donne amiamo in un modo diverso , difficile per un uomo riuscire a capire e impossibile per noi fare di più.
Stai serena e non lasciare che il sorriso ti venga a mancare,hai tanti motivi per andare avanti e la vita ti riserverà tante sorprese .
Scrivimi tutte le volte che vorrai , risponderò!
Salutami Tintoretto e mia sorella per me .
Mi mancate.
Federico mi chiede di salutarvi .
Ti voglio bene... Ti abbraccio con il cuore

Tua cugina Kappa

Un viaggio,una decisione,un addio 2gzNRVz


I giorni nonostante tutto, passarono veloci, era tempo di far ritorno a casa, ancora bauli da richiudere, ancora procedure da sbrigare con la Capitaneria di porto di Marseille, ma la cosa non le pesava, nei suoi continui spostamenti aveva sempre provveduto lei a districare queste questioni burocratiche. Cosi anche quella mattina Horione si svegliò alle prime luci dell'alba e si diede da fare.

La sera precedente si era trovata in taverna con la cugina Helheona e Kynes, loro si sarebbero fermati altri giorni in francia insieme al resto dei compagni di viaggio, visitando i borghi vicino a Marseille,prima di ritirarsi nella sua stanza abbracciò forte la cugina promettendogli che avrebbe avuto cura di se stessa. Quelle terre iniziavano a starle strette, troppi ricordi di bei momenti ormai remoti e, di un presente appena passato le inondavano la mente.Si era fatto tardi raggiunse la sua stanza nella locanda, il mattino seguente avrebbe lasciato il porto.

Al timone della nave da ore fissava un punto indefinito all'orizzonte, non voleva pensare al momento in cui sarebbe sbarcata a Chiavari e si fosse ritrovata sulla soglia della loro casa, ma quel pensiero la turbava "La parte più difficile, penosa rimane a me...il dover accantonare un passato che ogni cosa in quella casa mi riporta a riviverlo..".
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Messaggio  Horione Dom Giu 09, 2013 5:06 pm

Jacksinclaire ha scritto:20 maggio,Friburgo
Giunse la notte precedente all'imbocco del sentiero che conduceva alla città.
Il ricordo di quella città deserta che aveva visto a Losanna non lo abbandonava e sperava con tutto se stesso di non doverlo ritrovare anche a Friburgo.
Per fortuna,al suo ingresso in città,lo scenario era ben migliore,c'era un via vai di persone già sveglie nonostante fossero le prime luci dell'alba; Colse il vociare della gente già intenta nelle proprie faccende quotidiane ed anche qui,non sentì altro che una lingua che già conosceva,come a Ginevra,la città era colma di italiani e l'accento era inconfondibile,erano cittadini della repubblica Genovese.
Riconobbe quasi subito molti volti di gente che aveva incrociato nella sua terra e pensò non è possibile,sono ovunque...
Si recò presso i campi per vedere se c'era la possibilità di lavorare; incontrò un messere gentile che aveva bisogno di un aiuto nel proprio podere,appoggiò le poche cose che aveva e si mise subito al lavoro.
Mentre lavorava nel campo una dama si avvicinò salutandolo e sorridendogli...Non credeva ai propri occhi quando alzò lo sguardo; Sua cugina era lì davanti a lui.
Appoggiò un momento l'arnese che stava adoperando per dissodare il terreno,accennò un sorriso e non riuscì a far altro che abbracciarla.
Ciao kappina,quanto tempo...

Ladykappa ha scritto:Era da qualche giorno che Anna Karolina si trovava in congedo dall'esercito e di consueto ella usciva ogni mattina per la solita passeggiata.
Quel giorno per sua sorpresa mentre camminava notò su un campo degli operai al lavoro , la somiglianza con Jack , il cugino , richiamò la sua attenzione e si avvicinò per costatare di persona.
Era lui !! Sorrise e lo chiamò . Sbalordito egli la abbracciò e le disse :

Ciao Kappina,quanto tempo...

Lei ricambiò l'abbraccio emozionata.

Ciao Jack ! Troppo tempo direi ... ma la fortuna , se così vogliamo chiamarla, ci ha fatto ricongiungere .
Giorni fa ho ricevuto una missiva da parte di Horione dove lei mi ha raccontato tutto quanto .
Non ti chiederò nulla , poiché so che anche tu stai male .
Se solo potessi fare qualcosa ...


Furono interrotti dal datore di lavoro che richiamava Jack al suo posto .

Domani sera finisco la mia licenza e rientro nell'esercito ma ogni sera , qualora vorrai , potrai trovarmi nella grande piazza della città . Mi soffermo lì prima di salire sulle mura .
Abbi cura della tua persona .


Lo vide allontanarsi e prima che ella se ne andasse disse :

Jackkkk... Ti voglio bene !

Horione ha scritto:Nel pomeriggio la Black out raggiunse il porto di Chiavari, nonostante qualche vento contrario il viaggio era stato tranquillo, dopo aver ripulito la cambusa, controllato le scorte nella stiva, Horione prese la sua borsa da viaggio e chiuse la sua cabina.

Al molo era già in attesa una carrozza che l'avrebbe accompagnata a casa, prese posto all'interno appoggiandosi allo schienale imbottito chiuse gli occhi, lo scalpiccio degli zoccoli sul selciato la accompagnarono in quel breve tragitto.

La carrozza si fermò, Horione scostò la leggera tendina che copriva la finestrella della carrozza, il cancello della sua casa gli si parò davanti agli occhi, attese che il giardiniere l'aprisse e con un lieve scossone la carrozza fece quegli ultimi metri che la separavano dalla soglia del palazzo.

Olivia, la fedele domestica, le corse incontro, Horione l'abbracciò, vide il suo sguardo interrogativo fissare la carrozza, Horione con un sorriso forzato le disse...Sono sola Olivia, mio marito non c'è. la prese sottobraccio e insieme raggiunsero l'atrio. Una volta all'interno, Olivia le consegnò una pergamana arrivata pochi giorni addietro, Horione la apri veniva da terre molto lontane dalla cugina Karolina, la lesse e sorridendo la richiuse, più tardi le avrebbe risposto...non ora, aveva altro a cui pensare.

Raggiunta la sua camera si coricò sul soffice letto, "finalmente" pensò, "dopo giorni di locande e nave" si assopì. Al suo risveglio prese una decisione, si bagnò il viso con l'acqua fresca, prese poche cose con se sistemandole nella borsa da viaggio e, dando istruzioni a Olivia risalì sulla carrozza.

La prima tappa fu al mercato della città, acquistò un enorme cesta di frutta e risalita in carrozza raggiunse il convento. Davanti alla grande porta bussò, una monaca le venne ad aprire accogliendola, prese possesso della stanzetta che le venne assegnata, non era nulla di sfarzoso, ma si sentiva a suo agio, aveva bisogno di trascorrere un certo periodo in completa solitudine, lontana da tutti e da tutto.

Horione ha scritto:Era tempo di lasciare il convento, Horione aveva passato quei giorni in completa solitudine aveva avuto modo di riflettere, di fare il punto della situazione sul suo futuro e di pensare cosa era meglio per se stessa.
Radunò le poche cose che aveva portato con se e dopo i dovuti saluti alle monache che l'avevano ospitata si avviò lungo il sentiero che dal convento scendeva fino in città.
Era piacevole camminare e sentire i primi raggi del sole che le accarezzavano il viso, fece tutto il tragitto canticchiando un motivetto e sorridendo, si sentiva serena.
Giunta a casa, appoggiò la borsa nel grande atrio, vide la pergamena ricevuta tempo addietro dalla cugina karolina, alla quale non aveva ancora dato risposta, lo fece subito sedendosi allo scrittoio

[rp]Chiavari 30 maggio 1461

Cara cugina Karolina

perdona il mio ritardo nel rispondere alla tua, ma nel momento che la lessi ero confusa e presa da altri pensieri che mi tormentavano.
Ho passato un periodo in completa solitudine e mi ha giovato molto, mi sento come rinata.

Mi appresto ora a partire, non ho programmi predefiniti, non so dirti quando e se farò ritorno, ho imparato a vivere giorno per giorno accettando tutto ciò che la vita mi potrà offrire

Se mai riceverò notizie di Jack ti metterò al corrente.

Per ora non mi rimane altro che augurarti ogni bene

Con affetto
Horione
[/rp]
Chiuse la pergamena lasciandola sul vassoio della posta, ci avrebbe pensato Olivia a consegnarla al messaggero.

Salì in camera un ultimo sguardo e con un sospiro la richiuse, chiamò una carrozza e si diresse al porto, salì sulla galea pronta per un nuovo viaggio.

Horione ha scritto:Gaeta 9 giugno 1461

Lasciato il porto di Chiavari ormai da molti giorni, Horione aveva impostato la rotta della Black out verso il Regno delle due Sicilie, il suo obbiettivo era di raggiungere Gaeta dove avrebbe aspettato il ritorno di suo figlio per poi decidere insieme a lui nuove mete e, così fece.

Gaeta la trovò molto cambiata dall'ultima volta che l'aveva visitata, si aggirava per le strade semideserte, incontrò alcuni componenti dei vari eserciti che stazionavano in quelle terre, Tintoretto l'aveva messa al corrente dei disagi che si erano succeduti nei precedenti mesi ma a detta di quel che sentiva dalle voci piano piano la vita riprendeva i suoi ritmi.

Si soffermò a parlare con alcuni capitani e, l'orgoglio in lei crebbe ascoltando gli elogi che le vennero rivolti nei confronti del figlio.
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